lunedì 29 febbraio 2016

La lotta per la casa non si ferma, Fassino contestato!



Il fine settimana appena trascorso ha visto i festeggiamenti per il decennale dalle Olimpiadi invernali del 2006, per cui il Comune di Torino ha speso 315mila euro.





Fassino farfuglia qualche dato sull'emergenza abitativa

Abbiamo deciso ieri mattina di andare, noi sfrattati e sfrattate, senza casa e occupanti dello Spazio Popolare Neruda, al Centro Italiano per la Fotografia (Camera), in via delle Rosine, a ricordare al Sindaco Fassino che non c'è molto da festeggiare. L’occasione che abbiamo voluto sfruttare era quella dell’inaugurazione di una mostra fotografica sul ruolo e valenze dei giochi nella trasformazione di Torino, sul significato dei Giochi dieci anni dopo: “l’eredità sportiva, i cambiamenti socio-psicologici della città, le ricadute economico-imprenditoriali, le spinte alla riqualificazione urbana, gli effetti sul rilancio culturale e turistico di Torino”.

sabato 23 gennaio 2016

NON POTETE MISURARE I NOSTRI PASSI! Alcune riflessioni

Qualche giorno fa alcuni attivisti e occupanti dello Spazio Popolare Neruda e del comitato Prendocasa hanno ricevuto delle misure cautelari consistenti in tre obblighi di firma e tre divieti di dimora a Torino.

Partiamo dai fatti, le denunce si riferiscono ad una resistenza a uno sfratto condotta questa estate. Lo sfratto era in esecuzione nei confronti di una donna anziana e sola che si era rivolta allo sportello Prendocasa. Non avveniva per morosità, ma per cessata locazione. Il proprietario della palazzina di due piani, che viveva al piano superiore voleva prendere possesso dell'intero immobile, sfrattando la donna che per moltissimi anni aveva vissuto al piano sottostante. Questo almeno fino a quando la proprietà non è cambiata e la tranquillità della vita della signora si è rotta definitivamente. Oltre a una questione di soldi, quindi c'erano in ballo affetti e radici che la signora aveva consolidato in quell'appartamento.

In molti quel giorno avevamo partecipato al muro popolare contro lo sfratto. Era una iniziale speriementazione che facevamo collettivamente immediatamente dopo lo sgombero della prima occupazione dello Spazio Popolare Neruda. Era un tentativo di non replicare semplicemente un picchetto antisfratto, ma di construire delle relazioni di solidarietà. Era, come poi è diventato tradizione, un momento di lotta e di festa.

martedì 29 dicembre 2015

Nella città vetrina...NOI VENIAMO “PRIMA”!

Abbiamo da poco concluso un lungo, ma efficace presidio ad un’importante prima teatrale del Regio di Torino. Era da tanto tempo che sentivamo l’esigenza di fare in modo che tutti si ricordassero che Torino è soprattutto la capitale degli sfratti.
Siamo arrivati di sorpresa davanti all’ingresso del teatro verso le 19 e lì abbiamo preso posizione affinchè i bambini, insieme ad alcuni lavoratori dello spettacolo, riuscissero ad eseguire la performance (nonostante un ingente dispiegamento di agenti in anti sommossa) che si erano preparati: una delle nostre rivendicazioni era infatti il diritto ad una cultura libera ed accessibile a tutti e per questo abbiamo scelto il Teatro Regio, simbolo della cultura d’elitè, della cultura dei pochi che se la possono permettere.

Una bimba dell'occupazione durante la preparazione del loro spettacolo

lunedì 21 dicembre 2015

Ecco fin dove siamo arrivati

Questa è una breve cronistoria di questo mese e mezzo passato nell’occupazione di Corso Ciriè 7. Abbiamo voluto scrivere questa sorta di diario per due principali motivi: il primo è per farci conoscere, per far conoscere il nostro percorso e la nostra lotta, anche per chi magari è ancora un po’ diffidente verso lo spazio Neruda.

Il secondo motivo è perchè anche noi avevamo bisogno, arrivati a questo punto, di fermarci un attimo a guardare la strada percorsa fin’ora, per acquistare maggiore consapevolezza di noi, dei nostri limiti e delle nostre forze.

Riappropriarci di questo edificio in disuso non ha certo esaurito la nostra lotta, ma abbiamo fatto un piccolo passo verso il miglioramento delle nostre vite e quelle dei nostri figli. Ma questo non ci basta.

Noi siamo diventati una comunità, una grande famiglia in cui tutti possono entrare attraverso la solidarietà, la condivisione e la giusta determinazione di coloro i quali hanno voglia di far valere i propri diritti. Abbiamo cominciato risolvendo l’enorme incubo di non avere una casa, ma sono molti altri gli aspetti della nostra vita per cui vogliamo e abbiamo bisogno di lottare. Quindi questo “diario” ha molte pagine ancora da scrivere ed è destinato ad arricchirsi.


Con questo preambolo vi auguriamo quindi buona lettura!

Sosteniamo il Neruda! Campagna donazioni riscaldamento e bagni!

Come evidenziato dal titolo, questa è una richiesta di aiuto
Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l'ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l'avevano più da un po' di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada.
Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa dobbiamo cercare di renderla più vivibile, e per farlo abbiamo bisogno del vostro sostegno.
Sostenerci oggi vuol dire stare dalla parte del diritto fondamentale di avere un tetto sopra la testa, per riconquistare una vita dignitosa e un futuro per i nostri figli.
In molti hanno già contribuito a migliorare la nostra situazione partendo dalle donazioni di generi di prima necessità, come quelli alimentari, fino ai letti e i giochi per i bambini. Per questo non smetteremo mai di ringraziarvi e speriamo di poter ricambiare con i nostri mezzi, cercando di essere utili per il nostro nuovo quartiere attraverso piccoli progetti a costo zero come ad esempio la ludoteca popolare con il doposcuola.
La nostra nuova casa, l'ex istituto Casale, era un edificio scolastico destinato allo svolgimento di lezioni, di conseguenza mancano alcune delle strutture fondamentali per la vita quotidiana (per esempio cucine, acqua calda, docce, ecc.).

Diritto all'abitare, vivere il quartiere

Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l'ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l'avevano più da un po' di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada. Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa, ci troviamo a vivere in un nuovo territorio.

Molti abitanti del quartiere ci hanno portato la loro solidarietà attraverso generi di prima necessità, dai vestiti per i nostri bimbi a letti e coperte con cui dormire al caldo. Altri sono passati a trovarci per vedere dove viviamo e chi siamo, come le mamme e i papà della Scuola Materna Statale "le Api" alcuni dei quali hanno già partecipato a due feste per i bimbi organizzate da noi, e per portarci alcune ottime idee.

I professori del Comitato Civico "Salviamo la pelle", per la salvaguardia dei macchinari e dell'antico mestiere del conciatore, sono stati i primi a voler creare con noi un progetto che tenesse insieme il diritto all'abitare e la memoria culturale dell' ex istituto Baldracco (qui l'appello del comitato).

Ma non sono stati gli unici. Alcuni giovani del quartiere, principalmente universitari, ci hanno presentato altri due bellissimi progetti che sono già partiti: uno è la creazione di un ORTO SINERGICO, per cui stiamo raccogliendo materiali di recupero per costruirlo, l'altro è laLUDOTECA POPOLARE con doposcuola, che sarà attiva il mercoledì e il venerdì.

APPELLO per salvare l’Istituto Baldracco di Torino

Comitato civico “SALVARE LA PELLE” - Casa & Mestieri


Una efficace azione di riappropriazione sociale ha consentito nei giorni scorsi di trovare un tetto a un gruppo di famiglie sfrattate italiane e di migranti in fuga da guerre e disperazione. Si tratta dei locali dell’antico istituto tecnico industriale per i conciari “G. Baldracco” di Corso Ciriè, poi accorpato all’istituto “Casale”, da anni abbandonato al degrado e all’incuria. Si è così potuto ritrovare anche il laboratorio chimico –tecnologico di conceria sperimentale, in buona parte ancora intatto, con i suoi straordinari macchinari, attrezzature e materiali. L’Istituto Baldracco era stato il primo in Italia a disporre di tali attrezzature d’avanguardia e ad associarle ad una didattica di alto contenuto professionale per un settore industriale importante come quello conciario. Gli operatori sociali impegnati nell’azione di riappropriazione, assistiti volontariamente dagli insegnanti che avevano lavorato in quella scuola, hanno naturalmente provveduto a richiudere e a mettere in sicurezza tali locali e il loro contenuto, avendone anche informato i competenti servizi del Comune.